30 nov 2010

Omissis/Jamesir/The Rockaway Peaches - Video Intervista

The Cranberries - Everybody else is doing it so why can't we (1991)


1991 ultimi profumi ed umori eities.
1991 brezza confusa '90ies.
i cranberries quando erano giovani. quando erano depressi, quando erano incazzati. quando ascoltavano gli smiths e lodavano il signore nella verda e cattolica irlanda. i cranberries che sono stai il mio loop nello stereo da teenager. i cranberries che mi hanno fatto sognare la lespaul nera e la 335 rossa. i cranberries di dolores tanto acneadolescente quanto brava (ora decisamente bellaebbrava) I STILL DO noel docet how to us the CHORUSSSS. Magistrale intro.
Se già ci sembrava di stare un po' negli anni 80 con DREAMS ne siamo proprio sicuri. Il colpo di rullo ha i capelli cotonati. Peccato che la voce abbandoni l'essere gay friendly (se non proprio gay gay gay) e ci ricordi quella ragazzina che cantava nel coro della chiesa. Quella vestita un po' da sfigatella. Col colletto bianco. Ma con la voce da brivido. E grazie a Dio la buona Dolores agli inni sacri preferisce gibson e valvole. E l'essere incazzata. E l'essere depressa. Così in Doc Martens esce dalla chiesa sbattendo la porta. Di Domenica. SUNDAY "You mystify me you mystify me". E sogna dell'amore e del dolore "And I couldn't find the word to say I love you".
PRETTY. Alle donne che belle non si sentono. E' proprio vero. Se ti senti bella, sei bella davvero. E questo giro di basso ti intra nelle vene proprio mentre ti metti il rimmel. E la matita. Proprio quando baci lo specchio...
"you're so pretty the way you are."
Non si sorride in questo album. Tra chiese e baci allo specchio ti chiedi dove hai lasciato la lametta. Non si sa mai.
E WALTZING BACK chitarre acide. Batteria e piatti ci fanno capire che il Drummer ha i numeri. E non solo. Riffettini dai dischi degli Smiths. E grazieadiodireianche. Non c'è la voce di Morrissey ma Dolores è altrettanto magnetica. Sia lodato Gesù Cristo.
Se ancora non abbiamo capito che dolores ha dei conflitti irrisolti, dei rancore e via dicendo, arriva NOT SORRY a schiarirci le idee, che ci chiude nell'ade. E butta la chiave. La voce di Dolores, sussurro canto di sirene, incanta. E inermi la seguiamo in un vortice di dolore e disperazione, compiaciuti della scelta fatta. 
Sole sole sole. Malato. Ma sole. LINGER. Il primo bacio. E beata Dolores. Il mio è stato pessimo.
WANTED! ROCCKAROLLA.... ebbene si.La spinta rock rock rock si fa sentire. E scuote in po' il mesto animo di noi abitanti depressi dell'ade. Aspettiamo Orfeo.
Che sicuramente non arriva in STILL CAN'T RECOGNISE. Ma tanto di capello alle chitarre. Eccelso intreccio di killer riffs and rhytms.
I WILL ALWAYS. Il nostro orfeo è miele sdolcinato. Uff.
HOW HOW HOW gioiello. GIoiellino di ritmica. testo. suoni e incazzatura.
PUT ME DOWN. Il nostro Orfeo rinsavisce. E ci innamoriamo. Di brutto. Mannaggia a sti Humbucker 335. E a sto maledetto surrurro della O'RIordan.
Regaluccio per chi possiede la COMPLETE SESSION 1991-1993
REASON... splendida ritmica di batteria e buonisisme intenzioni del
poco dotato noel hogan.
THEM. Potevano evitarla.
WHAT YOU WERE. Ipnotico basso e lamento di vocechitarra.
nessuna parola in più.
LIAR... se non avessiamo ancora ben chiare le influenze del signor Morryssey.
PRETTY REMIX. Bellissima. Con l'originale.
HOW REMIX. Gustosa. Vivo consiglio per ogni DIGGEI.

BELLO DA CREDERE CHE DOLORES SIA BELLA DA PAURA.
UTILIZZO CONSIGLIATO: amori non corrisposti. E quando piove piove
piove. E quando siete in rotta di collisione con santa madre chiesa.

trust me.
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The Organ - Grab That Gun (2004)


Prima recensione per l'eccessiva, l'assente e la paziente corrosiva. The Organ GRABTHATGUN unici 11 brani ascoltabili in loop abbastanza da scriverci qualcosina sopra.
Voce alla Morrissey. Anzi è la voce di Morrissey, se fosse stato una donna. Cupe malinconiche fredde sofferte melodie che in testa ti si fissano come quelle canzoni anni '80 che hai sentito dai tuoi fratelli grandi e ti sembra di conoscerle da una vita. Batterista straight. La mia di batterista è molto meglio. La fantasia un po' scariseggia. Un po' meglio la bassaia. Lineare e qualche slancio creativo qui e la. Chitarrista ci insegna come settare un suono tra telecaster acidosa single coil graffiante fastidioso e bel vox valvoloso. Chorus di vent'anni che ancora oggi fa sognare chi negli anni 80 era in carrozzina. Nulla da fare. Capelli cotonati duran duran spandau ballet sono nel nostro codice genetico. Organo. Hammond a quanto dicono. Diventa parte del tutto e ci sta da Dio. Da Dio anche perchè porta alla mente antichi ricordi di messe domenicali quando magari si cantava nel coro della chiesa. Prese singolarmente le 5 canadesi non sono nulla di che, con la fantastica eccezione della voce. Quel che sanno creare è magnetico quasi. Il primo brano BROTHER... killer riff e "We have got to take cover brother" risuonerà nella testolina nei momenti più impensati...in STEVEN SMITH (sarà un caso??) la malinconia già percepita in Brother raggiunge alti livelli. E qualche lacrimuccia per questo meraviglioso pezzo (il migliore dell'album) la verserete. A SUDDEN DEATH. Cupissimo testo, gran bel riff di chitarra e magnetica voce "I died a sudden death..." I AM NOT SURPRISED, momento più solare dell'album. Sole comunque malaticcio "I know that you're near but I feel alone even when you're here...". Terzultimo brano NO ONE HAS EVER LOOK SO DEAD. Un insistente senso di morte anche in questa canzone dalla dolce melodia (sarà forse il titolo?!?!?).... MEMORIZE THE CITY, quasi in chiusura  la chitarra ci regala il più bell riff dell'album e un meraviglioso Chorus sulla voce. Canzone che quasi strappa qualche mesto sorriso all'ascoltatore che nell'ultima HIDDEN TRACK di 36 secondi d'organo  viene bruscamente riportato sui banchi della chiesa della messa domenicale dal quale eravamo partiti. 

GIUDIZIO PERSONALISSIMO: BELLO DA SPENDERE 110 EURO E COMPRARSI IL SUPER CHORUS DELLA BOSS. (Su mercatino musicale lo trovate usato anche a 60)
UTILIZZO CONSIGLIATO: quando siete in stanzetta a piangere dei vostri amori non corrisposti o dei conflitti adolescenziali irrisolti. O da spararvi a tuono nel lettore mp3 durante la messa della domenica.

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I Blame Coco - The Constant


L'elettropop è un genere musicale che, negli ultimi anni, ci ha regalato delle reginette forti e decise dall’aspetto androgino: Elly Jackson, la carismatica cantante dei La Roux; Robyn, la stellina dell’elettronica svedese;  e adesso lei, Coco Sumner, leader del gruppo I Blame Coco.

Classe 1990, una carriera parallela da modella, Eliot Pauline Styler Sumner  ha un viso glaciale e intenso e un timbro di voce bellissimo, rauco, quasi maschile, entrambi doni del suo famosissimo padre. Sì, perché la bella Coco altro non è che la figlia di Sting e di Trudy Styler.
Un’eredità che non crea imbarazzanti confronti, perché padre e figlia fanno due generi molto diversi, neanche lontanamente paragonabili tra loro. The Constant, il disco d’esordio di I Blame Coco, è molto differente per stile e mood a qualsiasi disco presente nella discografia dei Police.
Registrato in Svezia, The Constant è un album elettropop orecchiabile ma maturo, grazie alla voce scura e ambigua di Coco, che conferisce ad ogni brano un retrogusto malinconico, nonostante gli arrangiamenti da dancefloor. La forza del disco sta proprio in questo: un delicato equilibrio tra melodie piacevoli e leggere e sonorità ipnotiche e plumbee.
L’interpretazione vocale è così intensa che i brani funzionano benissimo anche nella versione acustica, solo chitarra e voce, privati di qualsiasi orpello sonoro (date un’occhiata su You Tube!). Le vere perle sono sicuramente Self Machine, In Spirit Golden e Caesar, brano che vede la preziosa collaborazione di Robyn.
Con questo esordio, Coco Sumner si è dimostrata una ragazza decisa, che sa quello che vuole e che riesce a farcela. Anche senza l’aiuto di papà.

Sofia Marelli